Prima la visita della Von der Leyen a Cesena, quindi contestualmente la Meloni, poi Mattarella a Faenza. In Emilia Romagna la musica non cambia. Più i cittadini vengono abbandonati dalle istituzioni, più essi vogliono bene a chi (sia a livello europeo che locale), di fatto li ha abbandonati. 

Perché pur senza generalizzare, cosa si può dire in merito al caso Emilia Romagna se non che le istituzioni hanno abbandonato quei territori ed i loro cittadini per poi fare passerella? Perché abbiamo assistito a tre passerelle. Credo che mai nella storia repubblicana un’alluvione sia durata così tanto, nel senso che ancora oggi si sta facendo di tutto affinché nulla torni rapidamente alla normalità. 

Perché in nome della farsa sul cambiamento climatico (ovvero un gigantesco cavallo di Troia per un mondo green), le zone alluvionate sono diventate il simbolo della nuova emergenza, sono la nuova Bergamo. Ma di questo ne parleremo in separata sede. 

Ma ritorniamo a Mattarella, per il Presidente della Repubblica (in una meravigliosa giornata di sole, nel giorno in cui piovevano bombe d’acqua sul resto d’Italia, fatevi una domanda), si è recato nei luoghi del disastro. Anche per lui applausi, strette di mano, baci, abbracci, emozione, foto, addirittura lo si ringraziava. Non tutti gli italiani sono così, non tutti gli emiliani e i romagnoli sono così, ma la stragrande maggioranza degli italiani è così: servile. Non hanno più una casa, non hanno più le aziende, non hanno più nulla, esultano all’arrivo del potente di turno. 

Chiudo allora richiamando Aldo Moro, in una sua terribile e profetica frase del 1976: “Questo Paese non si salverà, e la stagione dei diritti e delle libertà si rivelare si rivelerà effimera sé in Italia non sorgerà un nuovo senso del dovere”.

Davide Zedda

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