Si fa un gran parlare delle città dei quindici minuti, anche qui sul canale sono stati proposti tanti contenuti e continuerò a farlo. Perché è giusto sapere, conoscere, comprendere, sollevare dubbi, domande, riflessioni. Ma alla domanda che più volte mi è stata avanzata in privato, ovvero “arriveremo alle città dei quindici minuti?”, io rispondo qui pubblicamente così come in privato, che non vi è nessuna possibilità che ciò avvenga, almeno qui in Italia. 

Mentre all’estero ci sono delle realtà che per le loro stesse caratteristica urbana, urbanistiche e per servizi offerti, e di prossimità degli stessi, sono di fatto già delle città dei quindici minuti ancor prima che venisse creta l’idea delle città dei quindici minuti (l’elenco delle città è lunghissimo e si trovano in tutto il mondo), in Italia non vi è modo di imporre o sperimentare seriamente le città dei quindici minuti, per il semplice motivo che il modello urbanistico e sociale italiano non permette in alcun modo la loro realizzazione. 

Non siamo (giusto un esempio), in un paese del nord Europa dove da sempre le città sono organizzate per avere tutto in quindici minuti nell’arco di ottocento metri. Casa, lavoro, scuola, parchi, negozi, sanità, sport, tempo libero, e tutto ciò che serve al vivere quotidiano, è già così da sempre. Va da sé che o nasci così, o non lo puoi diventare, almeno in Italia è così. Vi immaginate Napoli città dei quindici minuti? E che fai, la radio al suolo e poi la ricostruisci? Qualsiasi città italiana non è adatta per struttura e cultura a diventare una città dei quindici minuti. 

Davide Zedda

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