Dopo una tregua di qualche giorno, da tre giorni, mi state mandando un mare di segnalazioni video e fotografiche da tutta Italia in merito al fatto che i nostri cieli, lo vedo anche io qui in Sardegna, sono “gonfi” di scie chimiche. Più leggere in alcune zone, molto più marcate specie al nord. Se soltanto la gente alzasse di più gli occhi al cielo, in molti capirebbero che qualcosa non va bene, anzi, va male, malissimo.
Più volte ho raccolto le vostre foto ed i vostri video andando così a produrre un unico video con tanto di indicazioni geografiche con i nomi delle città e dei luoghi da dove arrivavano le immagini. Purtroppo non siamo stati capaci di rendere virali questi video, che nel momento in cui non raggiungono il maggior numero di persone, perdono di efficacia perché non diventano una denuncia portata alla luce del sole ma soltanto qualcosa che neppure noi alla fine andiamo a guardare. Insomma, un grazie di cuore a chi condivise.
Altro problema sta nel fatto che sostanzialmente nessuno sa con certezza cosa contengono queste scie, dunque non sappiamo ciò che ci cade in testa e cosa respiriamo. Si parla di sostanze in grado di modificare il meteo ma anche di sostanze utili alle comunicazioni militari. Insomma, certamente Geoingegneria. Restiamo comunque nel campo delle ipotesi e nell’assoluta incertezza. Ma il problema esiste ed è di immani proporzioni. La prima cosa che mi viene in mente che si potrebbe fare, è quella di chiamare chi di dovere per lanciare l’allarme ogni qualvolta si ripresenta il problema. Giusto per fare un esempio: Carabinieri, Polizia, Aeronautica, Protezione Civile, il Sindaco, i Vigili del fuoco, ed altri. Io lo farò, una volta si chiama da una parte, la volta successiva un altro numero e così via. Devono sapere che sappiamo, o meglio, che vediamo e che ci sentiamo in pericolo, perché siamo in pericolo.
Davide Zedda
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