Stamani nel video delle sette del mattino abbiamo analizzato insieme la parte più tecnica in merito al caso Speranza, sulla quale non ritorno per non ripetermi, potete eventualmente tornare da soli scorrendo la pagina verso l’alto. Con questo editoriale voglio arrivare ad una conclusione, ad una previsione: che succederà? Partendo dal fatto che la gravità dei fatti contestati a Speranza (contenuti nell’avviso di garanzia notificatogli lo scorso 30 ottobre), in una situazione normale, si andrebbe a processo. Più o meno lungo, ma si andrebbe a processo. Più breve in caso di rito abbreviato, molto più lungo senza ammissione di colpa: anche queste spiegazioni le trovate nel video del mattino. 

Che succede 

Si sta facendo di tutto per non rinviare a giudizio Roberto Speranza. Al di là delle normali azioni legali che vedono il proprio avvocato difensore chiedere al tribunale dei ministri l’archiviazione del caso (questo è logico ed è normale), la cosa che non è assolutamente normale, e che dovrebbe far saltare sulla sedia e poi scatenare la rivoluzione (ma in Italia non succede mai nulla), sta nel fatto che la stessa procura che ha emesso l’avviso di garanzia nei confronti di Speranza, dunque che ha indagato su Speranza e al quale ha mosso accuse gravissime fino all’omicidio, ora pressa affinché si scelga la strada dell’archiviazione. Ciò dimostra (tra le altre cose), che non esiste nessuna indipendenza della magistratura, perché se prima emetti un avviso di garanzia contenente accuse di reati pesantissimi, e poi successivamente e quasi nell’immediato ti attivi per azzerare tutto, significa che qualcuno al di sopra di te, così vuole, e che più in generale siamo sempre allo Stato che difende lo Stato. Seguirò la vicenda, ma si moltiplicano le possibilità che venga tutto archiviato. 

Davide Zedda

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