Vi comunico che in data 18 giugno 2024 è ufficialmente iniziata la sperimentazione della carta di identità genetica. Ciò in Puglia con l’obiettivo in futuro di allargare la questione a tutto il resto della nazione, quindi in ogni regione. Ma di che cosa si tratta? Di cosa stiamo parlando? Si tratta di uno screening genetico fatto alla nascita quando le persone sapranno già attraverso il sangue del neonato tutte le future predisposizioni genetiche di quella persona. 

Qual è la problematica di questa situazione? Lo scopo sarebbe nobile, dunque prevenire determinate malattie piuttosto che altre e via dicendo. Ma la cosa grave (perché è di fatto grave), sta nel fatto che in futuro tutto ciò potrebbe portare ad una vera e propria discriminazione genetica, ovviamente. E vi spiego questo passaggio con un esempio. 

Se sono una persona con delle predisposizioni genetiche, la compagnia assicurativa potrebbe richiedere la carta di identità genetica e magari negarmi determinate prestazioni assicurative. Che so, voglio fare un determinato tipo di lavoro, in futuro il datore di lavoro potrebbe chiedermi di valutarmi anche in base alla carta di identità genetica. Ciò gli permetterebbe di scegliere la persona più sana a sua disposizione. Se non bloccata, se non normata al meglio garantendo la massima privacy, va de sé che la carta di identità genetica diventerà una potente forma di discriminazione sociale. 

E tutto ciò potrà valere anche per i rapporti sociali, con la possibile assurda moda di scambiarsi i dati genetici ai fini anche per riscontrare affinità e la nascita di gruppi di persone geneticamente simili che si staccano dal resto delle persone. Perché ci sarà chi geneticamente sarà perfetto e chi no. Sempre più cittadini divisi, sempre più dividi ed impera. Intanto, in Puglia la sperimentazione è ufficialmente partita. 

Davide Zedda

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