Ben sapete che non amo intervenire subito, ma riflettere su ciò che accade per poi darne una chiave si lettura in sede di approfondimento. Ne hanno parlato tutti in stile cotto e mangiato, io ho deciso che oggi è il giorno giusto, oggi ho le giuste considerazioni da avanzare. Magari saranno anche le vostre, o forse no. 

Angela Carini abbandona il ring nel match contro Imane Khelif ed esplode il finimondo. Chi contro la Khelif, chi contro la Carini, chi contro tutti. Ma la Khelif non è una donna, è un uomo, punto. Per cui su quel ring non ci sarebbe dovuto essere, ma queste ben sappiamo sono Olimpiadi gender sataniche.  

Amiche ed amici, sbaglia chi critica la scelta dettata dalla paura della Carini di abbandonare il ring, sbaglia tutta l’aria politica (ovviamente la cosiddetta sinistra che ormai prende voti solo da quel bacino di elettorato), che sostiene la femminilità di Imane Khelif che invece va ripetuto è un uomo.

L’errore? 

La Carini merita soltanto applausi, tutte avrebbero dovuto fare come lei e far vincere senza mai combattere Khelif. Ritirandosi tutte senza combattere avrebbero sollevato un gran casino, con lui che sarebbe andato a prendersi una medaglia priva di qualsiasi valore. In più se combatti entri nella spirale del sistema della legittimazione gender, combattendo legittimi il fatto che un uomo diventa donna per un concetto filosofico gender e non per natura, perché per natura è un uomo. 

L’avrei voluto vedere (lui e chi lo sostiene, Boldrini in primis), lì sul podio da solo a mostrare la medaglia che non ha valore. Ed invece combattendo è stato legittimato come uomo andando a creare un orrendo precedente, fermo restando che queste sono le Olimpiadi dove i maschi giocano e gareggiano a fare le donne, perché così l’agenda mondiali sta ha deciso. Ed allora se si è contro non si gareggia. Punto.

Davide Zedda

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