Incredibile quanto sia attuale come fosse oggi, ciò che scrissi anche un anno fa. Come ogni anno oggi si celebra la giornata della memoria. Una memoria corta, ipocrita e a senso unico, dunque inaccettabile. Una giornata che ricorda gli orrori commessi dai nazisti nei campi di concentramento ai danni degli ebrei. Tutti gli altri non contano e non esistono, ed è così fin dal principio della narrazione in merito a questa sporca giornata che non rende volutamente giustizia a tutte le altre vittime della furia nazista come ad esempio il popolo Rom e gli omosessuali, giusto per citare due esempi.
Ma non solo
Una giornata che innalza alle cronache gli ebrei ma che non ricorda la furia sionista nei confronti del popolo palestinese, massacrato e derubato con la forza della propria terra fin dalla fine della seconda guerra mondiale quando gli angloamericani imposero e crearono sul territorio palestinese lo stato di Israele. Oggi in Palestina è in atto un olocausto. La vittima (sempre che lo sia mai stata), è diventata carnefice, e adotta la soluzione finale contro il popolo palestinese.
Siamo ancora una volta davanti alla vergogna del voler coprire ad ogni costo a colpi di retorica la vittima che diventa carnefice. Più in generale non può esistere una sola giornata della memoria, perché ogni giorno deve essere il giorno di ogni memoria, di tutte le memorie.
E senza andare lontano, ciò che subirono gli ebrei, lo hanno subito con la stessa logica discriminatoria, i circa sette milioni (ripeto, sette milioni di italiani), che non si sono piegati al vile ricatto imposto in nome della scienza. Anche questi sette milioni di italiani devono essere ricordati in una nuova giornata della memoria, sia per quanto subito, che per il coraggio dimostrato nel resistere alle più gravi discriminazioni e sottrazioni delle più elementari e sacre libertà personali. Vero, non ci sono stati i forni crematori, ma vi era chi li chiedeva.
Oggi non esistono più le restrizioni di cui sopra, tuttavia mai come ora nella storia dell’uomo, gli esseri umani sono a rischio concreto dei perdere ogni libertà: il percorso è iniziato, è in atto.
Alle porte una vita a crediti e il dittatoriale reddito universale. Ansito, individualismo, ombra. Il dividi e impera che le élite globaliste per conto dei padroni universali del mondo non hanno neppure dovuto faticare ad imporre: sono gli stessi esseri umani che lo applicano.
Ciò che sta accadendo non lo vede soltanto chi non lo vuole vedere, chi continua da sempre a guardare al dito e non alla Luna. La scorsa volta si è salvato chi ha resistito, ora soltanto chi saprà ed agirà per tempo. Ma un popolo disunito è un popolo sconfitto, in partenza.
E quando non ci sarà un solo palestinese libero, nessuno al mondo potrà più essere libero. Buona fortuna a noi, uomini e donne si buona volontà, che non dimentichiamo e ci agitiamo per il bene collettivo e non per quello personale. Per la libertà e la liberazione di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Mi sono cari due pensieri di Aldo Moro, che ha pagato con la vita il suo no ad un mondo che puntualmente ha preso forma.
“Questo Paese non si salverà, e la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà inutile se in Italia non sorgerà un nuovo senso del dovere”. A noi il compito di farlo nascere, e “camminiamo insieme, perché il futuro appartiene il larga misura ancora a noi”.
Solo la gente come noi non molla mai, non coloro che cantavano queste parole finché utili al ritorno ad una libertà effimera quale quella vissuta fino al 2019, ripresa a pieno regime allo scadere delle restrizioni e della farsa pandemica. Solo la gente come noi, che non ha mai smesso di lottare, ha il diritto ed il dovere di cambiare il mondo. Avanti, amiche ed amici.
Davide Zedda
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