
Partiamo dalla notizia. Il modello della carta d’identità predisposto dal Viminale, secondo la Cassazione, non rappresenta tutte «le legittime conformazioni dei nuclei familiari e dei correlati rapporti di filiazione», con il risultato «irragionevole e discriminatorio» nascosto dietro le parole «padre» e «madre» quando uno dei due non c’è, mortificata in una «relazione di parentela non consona al suo genere», recita la sentenza.
A si?
E si torna a dire che sulla carta di identità elettronica non bisogna scrivere mamma e papà ma bisogna scrivere genitore 1 e genitore 2.
Ma basta!
Il tema è molto semplice: che ci sia una minoranza che deve avere dei diritti, nessuna discriminazione è cosa giusta è costituzionalmente garantita.
Ma che ci vogliano
obbligare (che una minoranza voglia imporre alla maggioranza) ciò che crede e spingere ad avere dei comportamenti diversi dai nostri ciò è inaccettabile.
Che siano in vita o meno, restano mamma e papà: non genitore 1, genitore 2.
Se qualcuno vuol chiamare suo padre genitore 1, genitore 2 lo può fare. Ma non ci devono obbligare a un bel nulla!
Siamo alla dittatura di una minoranza, di quella minoranza che disegna un filo rosso con la guerra, con le multinazionali, con la fine degli stati nazionali, con le nostre identità, con la nostra storia, con le classi lavoratrici.
Basta! Viva la mamma e viva il papà!
Davide Zedda
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