Chiudo la tre giorni dedicata alla vicenda della morte per omicidio di Giulia Cecchettin, fermo restando che per comprendere il presente editoriale, occorre leggere anche l’editoriale di ieri e di avantieri, dei quali troverete il link a fine articolo. Assodato tutto quanto già esposto (e sul quale non torno, perché vi lascio i link ai due editoriali precedenti), oggi vediamo quanto segue. 

Partiamo dal padre della vittima, per la cronaca, fervido sostenitore del WEF di Davos, già così e di per sé demoniaco. Più in generale, siamo davanti a due famiglia (quella dell’omicida e della vittima), che non appaiono turbate davanti alle telecamere, neppure quella di Giulia, che sceglie di mandare davanti alle telecamere, la sorella. Una satanista (stiamo parlando di un gruppo satanico), che indossa una felpa con un chiaro simbolo satanico. Ovviamente da studio nessuno interviene, e nessuno interviene prima del collegamento, perché si è deciso di portare nelle case degli italiani quel simbolo, di sdoganare il satanismo attraverso l’invio di messaggi subliminali e diretti. 

Bruciate tutto 

La sorella della Cecchettin non vuole un minuto di silenzio per la sorella, ma pronuncia la frase “bruciate tutto”, un chiaro segnale a qualcuno del suo gruppo affinché brucino carte compromettenti di cui mai (probabilmente), mai verremo a sapere qualcosa. Ma quel “bruciate tutto”, è un comando, un ordine, deciso da chi, non si sa.

E poi 

Così come all’omicida è stato permesso di andare in giro senza essere fermato, così allo stesso modo, tutti sapevano dove stava in tempo reale la Cecchettin, ma nulla si è fatto. 

Conclusione 

Non solo distrazione di massa, ma ovviamente anche, sdoganamento di ideologie gender da agenda 2030, e come visto, perfino satanismo. Ecco il ruolo che sempre più ha la televisione.

Link (Parte 1) (Parte 2)

Davide Zedda

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