Eccomi come promesso ad approfondire la questione e la situazione in riferimento a Klaus Schwab che nei giorni scorsi si è dimesso dal ruolo di presidente del World economic forum di Davos. Era stato dato per morto, certamente sappiamo che è stato molto male ed rimasto ricoverato per lungo tempo, c’è chi insiste nel dire che in realtà è davvero morto, ma la cortina si riservatezza eretta intorno al globaliste per tedesco di ottantasei anni risulta impenetrabile.
Come ho scritto ieri, l’uscita di scena di Schwab rappresenta un elemento di continuità con la progressiva morte del forum di Davos, che ormai da almeno due anni non fa più paura, gode sempre di minor potere, tanti illustri (si fa per dire), personaggi ne hanno preso le distanze (ad esempio Bill Gates), i governi mandano i loro rappresentanti per una questione di mera presenza di cortesia, parlano di tante cose ma non c’è nessuna strada segnata da seguire con un fronte comune.
Insomma, negli ultimi anni, Davos ha fatto più notizie per il giro di prostitute necessarie ai partecipanti, piuttosto che per temi e intenzioni. L’ultimo è passato praticamente in sordina.
Insomma, con o senza Schwab la minestra (aspra e insipida), non cambierà granché. Il successore? Si parla insistentemente di Tony Blair, già primo ministro inglese.
Davide Zedda
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