Con questo editoriale vado a completare il discorso iniziato e chiuso (finché non ci saranno novità), nell’editoriale di venerdì riguardante la guerra, i forti venti di guerra di cui ho ampiamente parlato anche nel video di ieri mattina alle sette. Alla guerra non ci si prepara soltanto comprando più armi stile vaccino così come auspicato, detto e sostanzialmente imposto dalla Von der Leyen, ma per fare la guerra servono anche gli uomini e le donne delle forze armate.
Che succede?
Sarà un caso (ma ovviamente non lo è), ma il governo italiano ha disposto e varato un decreto legge sulla revisione dello strumento militare nazionale. “È un provvedimento al quale ha lavorato in maniera importante il ministero della difesa, che ha detta loro punta a superare un impianto anacronistico e riconosce la necessità di adeguare gli organici delle forze armate”, ha spiegato la Meloni in conferenza stampa. Quindi più sicurezza? No, è un ennesimo piano di preparazione alla guerra, perché si tratta “adeguare gli organici delle forse armate in coerenza degli accresciuti impegni in ambito nazionale ed internazionale. Con questo provvedimento nel 2024 sarà possibile reclutare 16 mila unità per tutte le categorie di esercito, 4 mila per la marina militare e quasi 4 mila mila per l’areonautica”.
Conclusione
Le parole virgolettate non sono mie, sono della Meloni. Che se ne infischia della sicurezza nazionale, obbedisce. A cosa? A chi? A chi spinge per la guerra totale contro la Russia attraverso l’invio di forze NATO (quindi anche italiani), sul territorio ucraino e non solo. Io tutto nel silenzio dei media e nel silenzio popolare. Continuerò a fare la mia parte informando chi vuole essere informato.
Davide Zedda
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